giovedì 22 aprile 2010

Economia.hu intervista Federigo Argentieri: l'Ungheria dopo le elezioni

Da Economia.hu
Come commenta il risultato delle ultime elezioni politiche in Ungheria?
I sondaggi si sono rivelati veritieri. L’ampia maggioranza raggiunta dalla FIDESZ (acronimo per Federazione dei Giovani Democratici) ricorda quella dei socialisti del 1994. In questa posizione, FIDESZ può tenere sotto controllo Jobbik, all’opposizione, un partito a mio avviso più preoccupante anche rispetto al Miép di Csurka István, la formazione di estrema destra nata negli anni Novanta di cui ha gradualmente preso il posto, almeno in parte. Di Jobbik preoccupano soprattutto alcune affermazioni, ad esempio il fatto che si opponga agli investimenti di Israele in Ungheria in quanto troppo numerosi, mentre altri paesi ne hanno di più, come Germania, Olanda o Austria, e non vengono contestati per questo. In prese di posizione simili Jobbik riecheggia un passato nefasto, che l’Ungheria ha purtroppo vissuto.
FIDESZ aspira ad essere un partito democristiano di stampo europeo. Il suo leader, Viktor Orbán, ha buoni rapporti con Angela Merkel e ne mantiene di ottimi con Berlusconi. Ne aveva anche con l’appena scomparso Presidente della Repubblica polacco Lech Kaczynski (vittima dell’incidente aereo in Russia del 10 aprile 2010) e si può prevedere che ne avrà anche con il nuovo presidente che sarà presto eletto. Credo che saprà proseguire un rapporto positivo anche con Sarkozy e non vedo problemi all’orizzonte con Putin, né con il vincitore delle prossime elezioni inglesi.
Quali sono le questioni centrali che il nuovo Governo dovrà affrontare?
In politica economica ci sono grossi problemi. Per sperare di entrare nell’Euro, l’Ungheria deve lavorare sodo. C’è un detto ungherese per distinguere i diversi periodi storici: “Kényszerpálya és mozgástér”. Potremmo tradurlo come “percorso obbligato o con margine di manovra”. In questo momento l’Ungheria non può permettersi di largheggiare, si trova di fronte ad un percorso obbligato. FIDESZ non può allontanarsi molto dal percorso intrapreso dai socialisti dei precedenti governi. La retorica di FIDESZ di certo è molto differente da quella del socialista MSZP, ma la politica economica non potrà cambiare molto. Occorreranno tra l’altro ulteriori aumenti di prezzi in diversi settori, dalle rette scolastiche ed universitarie alla sanità.
Cosa ha determinato la sconfitta dei socialisti del MSZP?
Sono convinto che MSZP abbia perso per un problema di trasparenza. Il partito non ha avuto il coraggio di parlare delle condizioni del paese prima delle elezioni. Mi riferisco al 2006, quando l’allora Primo Ministro socialista Ferenc Gyurcsány non ha ammesso di fronte al popolo ungherese le condizioni economiche del paese, ma lo ha fatto invece a porte chiuse. In una riunione interna del partito, Gyurcsány ha parlato con toni accesi delle gravi condizioni economiche dell’Ungheria ed ha aggiunto di aver mentito in campagna elettorale. Il suo discorso è stato poi reso noto attraverso una soffiata alla stampa, che ha provocato un grosso scandalo e una crescente sfiducia verso il centro-sinistra. Ritengo che il MSZP abbia fallito in questo, più che sulla politica economica.
Di cosa ha bisogno, adesso, l’Ungheria?
Di risanamento. L’Ungheria deve entrare nella zona Euro, non può permettersi di restare indietro rispetto ai paesi vicini. Un paese dell’ex blocco sovietico che riesce ad affiancarsi al resto d’Europa a livello politico, ma non riesce a fare lo stesso sul piano economico rappresenta un paradosso. Penso che sia necessario proseguire con la riforma del paese, soprattutto in alcuni settori dello stato sociale, creando un sistema in cui costi e benefici siano in equilibrio.
Come conviveranno, secondo lei, i cinque partiti che andranno a comporre il Parlamento?
Ci saranno sicuramente scontri verbali, anche pesanti, ma forse nulla di più grave. I politici ungheresi amano dirsene di tutti i colori, ma sono bravi a creare stabilità politica. Come dimostrano gli ultimi vent’anni, in cui non c’è mai stata una crisi di Governo e in compenso si è vista una notevole alternanza al potere.
Da dove potrebbe arrivare una svolta per far diminuire la sfiducia negli ungheresi nella politica?
Serve trasparenza. Solo con questo ingrediente i rapporti tra politica e pubblico potranno migliorare. Vedremo come si comporterà questo nuovo governo.

Federigo Argentieri
Federigo Argentieri dirige l’Istituto Guarini e insegna Storia Contemporanea e Politica Internazionale alla John Cabot University e al Temple University Rome Campus. Laureato in Scienze Politiche all’Università “La Sapienza” di Roma, Federigo Argentieri ha in seguito conseguito un Ph.D in Storia Moderna e Contemporanea presso l ‘Università delle Scienze Eötvös Lorand (ELTE) di Budapest. Dal 1994 al 2001 ha insegnato Storia dell’Europa orientale presso la Facoltà di Scienze Politiche “Cesare Alfieri” di Firenze. Co-fondatore, nel 1989, dell’Istituto per la storia della rivoluzione ungherese del 1956, nel 2005 è stato insignito della Croce media al Merito della Repubblica ungherese. Tra le sue pubblicazioni, il libro edito da Marsilio “Budapest 1956 – la rivoluzione calunniata”.

Claudia Leporatti, Economia.hu

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