venerdì 19 marzo 2010

Intervista a Eva Kottrova, un'ungherese per il Made in Italy


Economia.hu intervista Eva Kottrova, l`esperta di prodotti e vini italiani famosa nei media italiani e nel mondo dell`enogastronomia. Slovacca di nascita, ma di cultura ungherese, Eva è una conosciuta sommelier delll` Associazione Italiana Sommelliers ed opinionista per varie riviste dell`Est Europa che da anni vive nelle Marche, ad Ancona.

Ci racconti la sua storia. Come si é appassionata all`Italia? Da quanto tempo ha lasciato l`Ungheria?
Appassionata di lirica, arie melodiche e arte sin dalla tenera infanzia, ho sempre sognato la Terra che ha dato i natali ai più grandi geni dell’umanità. Da poco più di dieci anni ho coronato il mio desiderio di approdare in Italia. Ho conosciuto in maniera fortuita il mio attuale compagno che mi ha letteralmente rapita dalla mia Terra e portata nel capoluogo marchigiano. Affiancando il lavoro manageriale del mio uomo nel settore del marketing e della comunicazione aziendale, ho affinato la mia preparazione nel creare identità istituzionali e di prodotto, oltre che organizzare campagne di lancio ed eventi mondani. Prima di pubblicare articoli per svariate testate sia italiane che straniere, ho avuto la fortuna di esplorare l’Italia in ogni più nascosto meandro, visitare centinaia di musei, conoscere migliaia di prodotti dal carattere unico e soprattutto confrontarmi con le peculiarità dei luoghi e delle sue genti. Sono profondamente ammaliata da cotanta bellezza, unica al mondo, ma poco conosciuta anche dagli stessi italiani e spesso bistrattata.

Come valuta i vini? Quali caratteristiche determinano l'eccellenza?
Tutti i prodotti preparati con coscienza, con talento, con amore verso il proprio territorio e soprattutto con passione, sono meritevoli di considerazione e possono assurgere all’eccellenza.
Le biodifferenze dipendono sicuramente dai microclimi differenti tra loro, ma anche dalla sapiente cura esercitata con amore filiale dal maestro cantiniere nei riguardi del prodotto; i vini riflettono spesso l’indole del vignaiolo.
L’esperienza del sommelier ha, poi, il difficile compito di combinare matrimoni perfetti tra vini e pietanze. Anche il migliore dei vini può risultare sgradevole se non abbinato adeguatamente.
Bere è una vera gioia, ma occorre sapientemente saper scegliere i vini e abbinarli al cibo in assoluta armonia e in perfetto equilibrio sensoriale.

Cosa differenzia i vini italiani da quelli dell'Ungheria?
La differenza si palesa nel differente territorio di provenienza e nella bravura del produttore; conosco vini eccellenti e scadenti sia in Ungheria che in Italia.
Nella antica Enotria (la Calabria) la cultura del “fare vino” è presente sin da prima dell’avvento del popolo romano, quindi l’esperienza di settore e la quantità smisurata dei prodotti consente di avere una gamma elevata di eccellenze territoriali, sicuramente superiori a quelle di altri popoli.

Attraverso quali strumenti promuove il Made in Italy?
Oltre ad organizzare degustazioni e consultare buyer, opinion leader e produttori presenti alla manifestazioni e fiere di settore, divulgo il “Made in Italy” attraverso articoli che pubblico su diverse testate, anche nazionali, promuovendo prodotti di nicchia assolutamente meritevoli, spesso sconosciuti all’estero, oltre a pubblicizzare qualche cantina ambiziosa o personaggi di notevole spessore.

Si occupa non solo di promuovere i prodotti dello stivale ma anche di difenderli dalle imitazioni. In che modo?

Certamente. Oltre alla divulgazione dei “tesori italici” è preponderante il mio assoluto e strenuo contrasto a tutte le contraffazioni del “Made in Italy”, preservandone l’identità storica e culturale.
Troppo “sentire italiano”, che italiano non è, ha invaso i mercati globali contaminando e depauperando un comparto che rappresenta il fiore all’occhiello della nuova economia del Bel Paese, soprattutto negli stati delle economie emergenti, dove il cibo e il bere italiano è considerato status symbol dai nuovi ceti dominanti. L’inquinamento generato dai singoli produttori disonesti sta divenendo inquinamento collettivo. Moltissimi consumatori si illudono di scoprire l’oro liquido di un extravergine in una bottiglia di olio di oliva di dubbia provenienza o di consumare il piatto italiano per antonomasia ordinando in un qualsiasi ristorante del pianeta “spaghetti alla bolognese”, conosciuti in tutto il mondo tranne che in Italia.
L’elenco delle situazioni similari è lunghissimo, dal “Parmesan” alle improbabili mozzarelle di bufala, per non parlare delle preparazioni a dir poco approssimative dei piatti italiani più famosi additivati da ingredienti fantasiosi. Forse è ora di iniziare a fare un po’ di chiarezza.

Claudia Leporatti


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