martedì 10 maggio 2011

Intervista in ungherese

Una mia intervista si trova qui...in ungherese! Comunque e` molto carina e risale al mio periodo in Erasmus presso il College di Comunicazione e Business di Budapest, una deliziosa scuola privata (università)dove ho potuto seguire corsi interessanti e spesso divertenti, oltre a conoscere un paio di giornalisti americani con cui ho instaurato due ottime amicizie.

Vedi intervista, sfoglia la rivista!


mercoledì 4 maggio 2011

Gaia Rayneri: intervista alla scrittrice italiana nella Budapest dei misteri | ECONOMIA.HU - The online magazine of ITL Group - Notizie economiche da Budapest e Ungheria


A Budapest come ospite al Festival Internazionale dei Libri del 2011, Gaia Rayneri, scrittrice torinese, prende parte ad un'edizione senza precedenti della principale fiera ungherese interamente dedicata ai libri. Come molti altri eventi di questo semestre, infatti, la fiera del libro ha tratto giovamento dalla coincidenza con la presidenza di turno dell'Unione europea. Budapest ha pensato non solo ad invitare scrittori da tutti i paesi membri UE, ma anche ad organizzare eventi mirati a favorire la loro partecipazione attiva e la circolazione di libri stranieri, veicolata dalla loro presenza a questo apprezzato festival. Gaia è stata scelta per la categoria degli scrittori che hanno da poco pubblicato il loro primo romanzo. “Pulce non c'è”, pubblicato da Einaudi nel 2009, è una storia vera e drammatica, raccontata con ironia da un'autrice talentuosa e innamorata della scrittura, ma anche della vita. Approfittiamo della sua presenza a Budapest per parlare con lei del suo libro, delle sue aspirazioni e, naturalmente, anche di Budapest. La incontriamo in tarda mattinata, prima del suo intervento al festival. "Emozionata?", le chiedo dopo i saluti. "Abbastanza, parlare in inglese davanti a molte persone mette sempre una certa ansia addosso!" In realtà può far affidamento su un'ottima pronuncia, perfezionata durante la sua esperienza di vita a Londra. Una ragazza alla mano e disponibile, che non si è fatta montare la testa dal successo ed accetta di buon grado un'intervista all'aria aperta, nel vivace prato del Millenaris. Rischiamo di prenderci una pallonata dai bambini che giocano vicino a noi, ma cominciamo con le domande.
Il tuo primo libro è stato pubblicato quando avevi appena 21 anni e premiato non solo con alcuni titoli, ma soprattutto con il successo nelle librerie.
Di cosa parla “Pulce non c'è”?
Una storia vera, autobiografica, che racconta di una vicenda vissuta dalla mia famiglia. Mia sorella è autistica e nel libro si chiama Pulce. Alcuni anni fa, un giorno mia madre va a prenderla a scuola e si scontra con una brutta sorpresa. Le dicono: "Pulce non c'è". É portata via dagli assistenti sociali, "in un posto migliore" perché si ritiene che i suoi genitori non siano più adatti a prendersi cura di lei. Una settimana dopo si scopre che la bimba, incapace di parlare, ha scritto tramite il metodo di comunicazione che usa per esprimersi (la CF, nota dell'autore) che il padre aveva abusato di lei. Nonostante sussistano le prove dell'inattendibilità di questo metodo, che mette nella bocca di chi lo usa parole non sue ed è per questo stato definito "immorale" dall'American Psycological Association, Pulce resta lontana da casa per quasi un anno. Potranno vederla solo la mamma e la sorella, che nel romanzo si chiama Giovanna ed è la narratrice, a patto che durante le visite non facciano nessun accenno a particolari che potrebbero ricordarle la sua vita precedente all'ingresso nell'istituto. Visite controllate da una "donna-soldato" responsabile di controllare, nella piccola stanza dove hanno luogo gli incontri, che non siano pronunciate parole come "papà" o "casa". Tutto questo "per il suo bene".

La storia sembrerebbe una spremuta di dolore, ma io ho voluto prenderla dalla prospettiva della sorella, una ragazza particolare, con i suoi tic nervosi e i suoi amici immaginari, ma soprattutto con il suo modo "sbilenco" di guardare alla vita, che le consente anche di ridere, a dispetto della situazione tragica. Una scelta che autorizza l'ironia e rende il romanzo piacevole e divertente.



Al momento stai scrivendo libri per bambini. Difficile vivere solo di scrittura?
Molto, ma se facessi la cameriera di sera, tanto per usare un esempio che ho provato davvero, i miei scritti risentirebbero della mia stanchezza e avrebbero una forza minore. Mi considero una scrittrice, credo al dovere di riuscire a fare di questa una vera e propria professione.


Nel tuo libro parli di una delicata questione familiare. Come hanno reagito i tuoi alla pubblicazione?
All'inizio con grande spavento. Ho raccontato un clamoroso errore giudiziario che ha travolto la mia famiglia, per il quale non siamo mai stati risarciti. La paura era che le persone che avevano portato avanti questa ingiustizia mi denunciassero per diffamazione.

E tu, non hai avuto paura?
No, perchè sapevo di essere nel giusto e mi sembrava doveroso parlare di questa vicenda, per la mia famiglia e anche per le altre che subiscono episodi del genere. I miei genitori hanno di certo risentito di una grande stanchezza e di una certa esasperazione per l'accaduto.

Ci sono stati problemi, dopo la pubblicazione?
No, anzi il libro ha avuto un discreto successo a livello di critica e di pubblico, oltre a diversi premi e riconoscimento. Spero che questo sia stato per i miei genitori un risarcimento.

Nessun risarcimento monetario?
Per una sorta di cecità di istituzioni come i servizi sociali, il tribunale dei minori, la stessa scuola la nostra famiglia è stata incolpata, anziché difesa, nonostante le prove dell'innocenza di mio padre ci fossero fin dall'inizio. Il fatto che non abbiano mai cambiato idea non mi stupisce. Durante alcune presentazioni di "Pulce non c'è" mi sono addirittura trovata ad essere assalita dagli assistenti sociali che cercavano di attaccarmi.

Dal tuo romanzo sta per essere tratto un film. Sarà fedele al libro?
Sì, mi occupo personalmente della sceneggiatura. Ero stata contattata anche da alcuni grandi produttori, ma alla fine abbiamo scelto una produzione indipendente, che significa meno soldi ma maggior qualità e sensibilità nell'affrontare il tema. Il regista è un esperto aiuto regista al suo esordio alla regia, mentre la sceneggiatura la stiamo scrivendo con Monica Zapelli (affermata sceneggiatrice, famosa ad esempio per "I cento passi"). Trovo molto bello riscrivere quello che ho vissuto e poi già scritto, nel contesto nuovo di un gruppo di lavoro, per migliorarlo e fare arrivare ancora di più la storia allo spettatore.

Cosa si prova a dischiudere particolari anche intimi e pubblicare una storia che è quella della propria famiglia?
In realtà non ho voluto scrivere un romanzo autobiografico, se avessi voluto descrivere la mia famiglia sarei forse andata in televisione, a Striscia la Notizia o a Pomeriggio 5. Il mio desiderio era quello di comporre un'opera letteraria, per questo storia e descrizioni sono molto romanzate. Nel libro non c'è il mio dolore. Ci sono i tratti di una famiglia e un dolore possibile, verosimile, ma non i nostri. Mi sono divertita a riportare quelle piccole nevrosi e altri dettagli “sbilenchi” che esistono in tutte le famiglie. In contrapposizione alla normalità inesistente, tendente ad un'astratta perfezione, che avrebbero voluto le istituzioni.


Volevi fare una denuncia o solo scrivere un libro?
Tutte e due. Credo che la narrazione renda più forte una denuncia. Se fossi andata in tv avremmo avuto qualche secondo di attenzione e poi tutto sarebbe svanito. Con il romanzo e grazie al punto di vista della sorella, l'errore giudiziario, raccontato da una tredicenne ho potuto urlare delle verità che un adulto non potrebbe forse raccontare, senza cadere nel patetismo.

Da piccola sognavi di fare la scrittrice?
Sognavo di scrivere, ma non di fare la scrittrice. Ho poi sentito l'urgenza di raccontare questa storia e l'ho fatto. Era il mio primo lavoro di senso compiuto, che l'Einaudi ha letto mentre lavoravo da loro come lettrice di dattiloscritti. All'epoca il manoscritto non era finito, avevo scritto 50 pagine, ma la casa editrice mi ha stimolato a finirlo, per poi darlo alle stampe.

Quando hai cominciato a scriverlo?
A 19 anni. In mezzo c'è stata la vita, circa 2-3 anni in cui l'ho scritto non per la pubblicazione, ma perché mi andava di farlo. Adesso, grazie alla fiducia ottenuta, ho la consapevolezza di saper strutturare una narrazione voglia di lavorare ad altri libri.

Sono uscite traduzioni in altre lingue?
Ne è uscito un passaggio in un'antologia tedesca sulla letteratura giovane italiana. Ancora è presto per le versioni in lingue straniere. Gli editori aspettano che uno scrittore abbia scritto almeno due o tre libri prima di tradurne le opere e lanciarlo sul proprio mercato.

Cosa pensi di Budapest dopo questi primi due giorni di permanenza?
Budapest mi è sembrata una città misteriosissima e tutta da scoprire. Credo che la sua bellezza stia negli angoli nascosti, negli edifici dall'architettura sorprendente.

Come l'hai esplorata? Hai scelto itinerari particolari o seguito l'istinto?
Mi sono persa! E ho seguito il Danubio, l'acqua mi rilassa.

Claudia Leporatti

sabato 13 novembre 2010

Franco Nero Intervistato a Budapest da Economia.hu

sabato 3 luglio 2010

Oggi Incontriamo...Ekaterina Naumenko, fotografa a Budapest


Oggi Incontriamo…Ekaterina V.Naumenko, fotografa di moda ed artista a Budapest e Mosca. L'intervista ha luogo negli uffici di ITL Group di Budapest, condotta in lingua inglese e sottotitolata in italiano. Nel corso del video sono visibili alcuni dei lavori dell'artista, per sua gentile concessione. Ekaterina V. Naumenko vive a Budapest da alcuni anni, anche se il lavoro la porta a spostarsi spesso a Mosca, sua città natale, e in molte altre città europee. Realizza scatti per l'industria della moda, lavora con giovani artisti emergenti, produttori cinematografici e designer di interni. Ha seguito e continua a sviluppare progetti con stilisti e designer italiani,
oltre a collaborare con agenzie di modelle e media. Tra i suoi ultimi lavori, la copertina di un cd, foto per un set cinematografico a Budapest e la mostra “Here's looking at you”, presso il terminale 2 dell'aeroporto internazionale Ferihegy di Budapest. Ai microfoni di Economia.hu Ekaterina racconta di come ha deciso di passare dal giornalismo internazionale alla fotografia, illustrando il mercato di questo business in Ungheria. Come è cambiato il mercato della fotografia dopo la crisi finanziaria?
Oggi Incontriamo...Ekaterina Naumenko, fotografa e artista a Budapest e a Mosca. Ekaterina Naumenko inizia la sua carriera come giornalista internazionale e specialista in Public Relations, dopo essersi laureata in queste materie presso l'Università di Mosca. Dopo alcuni anni, ci racconta, scopre la fotografia professionale, la studia e non la lascia più. Una personalità eclettica, una donna intelligente e senz'altro coraggiosa, che ha vissuto in diverse zone d'Europa per poi stabilirsi a pochi chilometri da Budapest, a Szententedre, paese di cui realizza splendide panoramiche. Oltre a viaggiare continuamente verso la sua seconda casa, Mosca, Ekaterina deve farlo per seguire i numerosi progetti del suo studio fotografico, spesso impegnato in progetti internazionali per l'industria della moda e dell'intrattenimento, oltre che in lavori per varie riviste.
Cos'è la fotografia per te? Come sei arrivata a fare di questa passione il tuo business?
Credo che la fotografia abbia una forte influenza sulle persone e vi dirò perché. Premetto che come il cinema e la tv (la fotografia) ha un potente effetto visivo. La fotografia però è l'unica arte che consente di fissare il momento. Come se, quando vuoi dire qualcosa di importante alle persone tu le prendessi per le braccia guardandole negli occhi. Ecco, con la fotografia afferri l'intero mondo e lo spremi in un preciso istante. Questo momento diventa il veicolo del messaggio del fotografo al pubblico. Questo è ciò in cui credo ed è anche quello che provo a realizzare. Sono una persona molto creativa. Quando lavoravo come giornalista e PR sentivo la mancanza di qualcosa. La fotografia è la dimensione in cui volevo mettermi alla prova ed esprimere me stessa. La dimensione da cui ho creato uno dei miei business.
Da quanto tempo vivein Ungheria?
Sono arrivata la prima volta nel 1998. Per diverso tempo ho lavorato come corrispondente per giornali russi in Ungheria. Ho poi viaggiato molto, vivendo anche per lunghi periodi in vari paesi. Finché, due anni fa, ho trovato me stessa in questo paese.
Quali sono le maggiori attrazioni per i liberi professionisti a Budapest ed in Ungheria?
Probabilmente il minor budget necessario per auto-promuoversi e per creare il proprio nome, ma anche (parte tagliata nell'intervista video) la bellezza della città e il fascino che sa esercitare sulle persone creative. Conosco molte persone che sostengono di dare il meglio di loro stessi in questa capitale, di sentirsi più motivati e di trovare più facilmente riscontro. Essere creativi è importante in questo mercato del lavoro più ancora che in altri.
Come sceglie i suoi modelli/le sue modelle?
Non ci sono principi da seguire. Occorre vedere la persona ed entrare "nel dialogo" con lei. Può trattarsi di qualunque cosa: charme, rabbia, mistero...Non importa cosa, ma devi provare un sentimento. Se fa emergere qualche emozione nel fotografo, farà provare ogni tipo di sentimento al pubblico.
Ci parli più a fondo del suo lavoro. Da dove vengono i suoi clienti? Sono soprattutto ungheresi? Oppure lavora a livello internazionale? Ha mai lavorato per italiani?
Per me la fotografia è un'arte ed, in generale, è anche molto importante come fonte d'informazione. In questi settori si lavora a livello internazionale. Al giorno d'oggi, non ci sono ragioni per limitarsi a lavorare in un solo paese. Realizzo progetti a Mosca, diversi in Italia, altri qui in Ungheria. Ho inoltre clienti da Francia e Germania. Dipende sempre dal tipo di progetti di cui mi sto occupando al momento. Ad esempio realizzo molte foto di moda per stilisti italiani emergenti. Come per i ritratti, si tratta sempre di realtà differenti. E persone diverse, naturalmente. Vivendo in Ungheria, credo che anche arrivando in un paese piccolo dalle grandi megalopoli, un individuo possa realizzare con le sue mani grandi progetti, interessanti per lui/lei, per il paese e per le persone che ci vivono.
La mostra all'aeroporto di Budapest
Pochi mesi fa abbiamo realizzato un progetto con la Budapest International Airport. Un'esperienza del tutto nuova per me e per loro. Una mia esposizione personale nell'aeroporto. Questo significa molto, se pensate che ogni giorno circa 600 persone per quasi 6 mesi hanno guardato le mie foto. Sono stata felice di ricevere lettere con commenti positivi. Un potente incentivo per la carriera che incide anche sul tuo modo di vivere con la città. Si crea un dialogo, anche se sei straniero/a.
Cosa può dirci della concorrenza? E qual è lo stato del mercato della fotografia dopo la crisi economica?
Adesso abbiamo una situazione molto interessante. Piuttosto strana, a dire il vero. Diversi fotografi famosi pensano si stia verificando una sorta di destabilizzazione nel nostro mercato, in quanto molti nuovi fotografi, studenti e persone con poca esperienza (anche persone con l'hobby della fotografia) entrano in questo mercato e provano ad assaltarlo con prezzi molto bassi. Ma "cosa posso dire?" nessuno è nato con con la macchina fotografica in mano. Prima o poi occorre scoprire di avere questo talento o passione dentro di noi. Quando lo scopri, ti senti pronto a fare questo lavoro. In questo caso puoi essere più o meno professionista. Meglio molto che poco!
Quali temi preferisce per i suoi scatti?
Mi piace la bellezza, in tutti i sensi e da tutte le angolature. Il mio ideale è quello di trovare la bellezza ovunque. Soprattutto nei dettagli, direi, perché credo che i dettagli e le emozioni colorino la nostra vita.
Un'ultima domanda: come si scatta una buona foto? Mi rendo conto che è una domanda difficile...
Non è una domanda difficile! Se credi e senti davvero che la tua foto è fatta bene. Se produce emozioni positive in te, allora è già buona. Se trovi qualcosa di nuovo su di te, come quando scrivi un articolo da giornalista o come quando, nel caso di un'artista, stai disegnando un nuovo quadro e scopri qualcosa di nuovo su di sé solo guardando ciò che ha creato, allora saprai che è già un buon lavoro. E questa sarà l'emozione che proverà il tuo pubblico. E questa è davvero un ottimo risultato.
Video e testi a cura di Claudia Leporatti
Le foto utilizzate nel video e nell'articolo sono creazioni originali di Ekaterina V.Naumenko.

mercoledì 23 giugno 2010

Intervista Matthias Pasquali: alla scoperta di Ducati Hungary, dealer dell'italiana Ducati

OOggi Incontriamo...Matthias Pasquali, proprietario e direttore amministrativo di Motogroup Holding Kft., rivenditore ufficiale dell'italiana Ducati per Ungheria e Romania. Ci siamo recati nello show room di Ducati Hungary, presso il circuito motociclistico Pannonia Ring. Il Pannonia Ring si trova a pochi chilometri da Sárvár, cittadina ungherese della contea di Vas, vicina al confine austriaco, a circa 200 km da Budapest.
Un circuito privato molto frequentato nei weekendm ma anche durante la settimana, da centinaia di motociclisti che arrivano per correre in un percorso attrezzato, completo di garage e di tutte le misure di sicurezza, e allo stesso tempo comodo per le famiglie e gli amici dei corridori, grazie alla vicinanza da Sárvár, dove tra l'altro Ducati ha un secondo punto vendita, all'interno di un famoso centro termale e di benessere da poco realizzato nell'ambito del Programma di Sviluppo Nuova Ungheria.

Prima dell'intervista, Pasquali mi mostra le strutture di Ducati Hungary, proprio di fronte al Pannonia Ring, importante fonte di clienti per lo showroom Ducati, soprattutto grazie all'annessa officina Ducati, predisposta per lavorare su qualsiasi modello, anche di altri brand. "Prima delle corse - spiega Pasquali - i clienti del circuito si appoggiano alla nostra officina per tutti gli interventi necessari sui loro veicoli". Usciamo dal locale, in cui lavorano esperti meccanici ungheresi, e facciamo qualche passo verso il circuito, per fermarci davanti ad una stazione per pneumatici. "Anche questo servizio è una delle nostre attività." argomenta Pasquali. E anticipa un accordo con un'altra grande azienda italiana: "Abbiamo da poco firmato un contratto con Pirelli Tyre, che diventerà presto il nostro fornitore di pneumatici per gli amatori che corrono sul Pannonia Ring." .
Oggi, nonostante sia un giorno feriale, per giunta caratterizzato da pioggia e forte vento, una carovana di giovani motociclisti sta affrontando il difficile circuito ungherese. "Il maltempo delle ultime settimane ci ha fatto tenere il fiato sospeso, ma devo dire che, fatta eccezione per i giorni di pioggia pesante, stiamo lavorando comunque a livelli soddisfacenti." Gli appassionati di moto devono essere coraggiosi, del resto. E quelli che stanno correndo oggi lo sono davvero: "Questo circuito non è facile. Ci sono molte curve e abbastanza difficoltà da renderlo intrigante anche per chi corre da molto tempo. Quando il vento è così forte, poi, la sfida è ancora più interessante." Proseguiamo verso il retro della sede di Ducati Hungary, dove da alcune finestre intravedo dei banchi di scuola. "Organizziamo corsi per principianti. Cominciamo con la teoria, nozioni di fisica, sul corpo umano e sui motori, per poi passare alla pratica. Tutto con grande attenzione alla sicurezza." Entriamo negli edifici dal retro e saliamo due piani di scale. "Abbiamo anche alcuni alloggi - mi spiega Pasquali aprendo la porta di un piccolo e confortevole appartmento, appena arredato - per gli appassionati che preferiscono la sistemazione autonoma all'albergo. (Presso Pannonia Ring si trova comunque un hotel). Arriviamo sul tetto, dove i tavolini suggeriscono un'ulteriore idea del dealer Ducati. "Abbiamo un bar per l'estate, con vista sul circuito. Purtroppo quest'anno dovremmo ritardarne l'apertura se la bella stagione non si decide ad arrivare!".

Da quanto tempo si trova qui in Ungheria?
Siamo qui già da 6 anni.
Qual è la vostra attività principale?
Dal 2004 siamo i distributori ufficiali Ducati in Ungheria e Romania. Questa in cui ci troviamo è la nostra sede principale.
Cosa può dirci sul mercato ungherese, per quanto riguarda i prodotti Ducati?
Il mercato ungherese è uno dei mercati centro-orientali che sono stati interessati dalla crescita più rapida negli ultimi anni. Un mercato che è partito quasi da zero dopo che, alla fine degli anni novanta, le moto sono scomparse come mezzo di trasporto. All'inizio del nuovo millennio le moto sono tornate in voga, per attività sportiva e per hobby.
Come si articola la vostra presenza in Ungheria e in Romania?
Abbiamo due società, una qui vicino a Sárvar in Ungheria e l'altra in Romania. Dal Pannonia Ring, dove ci troviamo adesso, forniamo il nostro network di dealer esclusivi Ducati: due a Budapest, uno a Pécs (Ungheria meridionale), e un altro a Győr, tra Budapest e Vienna.
Ducati Hungary non è soltanto un dealer. State anche costruendo un network per i fan di Ducati in Ungheria. Può parlarcene?
Ducati è un brand molto esclusivo, i cui clienti sono abituati ad essere serviti al meglio. Per questo dobbiamo essere più vicini possibile alle loro esigenze, ma anche a loro, fisicamente. Un solo punto vendita non può bastare. La presenza a Budapest è necessaria, infatti abbiamo due dealer in città. La nostra idea è quella di costruire un network in modo da non lasciare zone più lontane di 100 km dal rivenditore Ducati più vicino.
Un'importante componente del giro d'affari di Ducati è costituita dagli eventi. State cooperando con Ducati Italia in questo campo?
Ducati è alimentata dalle emozioni ("Ducati is powered by emotions"). Penso che Ducati produca le migliori moto del mondo, ma la sua forza non dipende solo dalle motociclette. I clienti vogliono far parte della famiglia Ducati e quando hai una famiglia devi mantenerla viva Per questo sono necessari gli eventi per la "famiglia" di Ducati. Alcuni di essi hanno luogo in Ungheria, presso il Pannonia Ring.
Ci ha accennato di un evento organizzato dal Club Ducati di Firenze. I nostri lettori sono italiani, Ducati è italiana. Può parlarci di questo evento?
Il più grande evento annuale europeo per moto amatori, la Ducati Speed Week è organizzato da un club fiorentino. Gli appassionati che sono riuscit ad iscriversi prima dell'esaurimento dei biglietti si riuniranno quest'anno per la quarta volta consecutiva al Pannonia Ring, mentre in passato la Speed Week aveva luogo in diversi circuiti euopei. Prendiamo l'occasione per invitare i nostri clienti ed amici a trascorrere qui un fine settimana "in rosso" , un weekend in compagnia di persone che amano Ducati e la sua immagine, un'occasione per incontrare altre persone con lo stesso interesse.
Quante persone arrivano per la Ducati Speed Week?
Sul circuito corrono circa 200-220 motociclisti, ma considerando gli spettatori abbiamo attorno alle 1500-2000 persone che arrivano qui per la Speed Week.
E cosa ci dice dell'evento Ducati organizzato da Ducati Hungary, lo Yeti Race?
Dato che ci troviamo "in mezzo al niente" e che naturalmente in inverno la situazione è piuttosto ferma, abbiamo pensato ad un evento per vivacizzare la stagione invernale. Yeti Race è partito nel febbraio 2005, in occasione della nostra festa di inaugurazione ufficiale. Stavamo pensando a cosa avremo potuto offrire ai nostri clienti, oltre alle moto. Ho avuto un'idea: "Siamo su un circuito, perché non organizziamo una corsa?". I miei colleghi hanno pensato che fossi impazzito: "Nessuno verrebbe ad una corsa di moto a febbraio!". Ho risposto: "Forse avete ragione. Ma proviamo! Nessuno l'hai mai fatto prima, vediamo cosa ne viene fuori!". Siamo rimasti molto, molto sorpresi. Pensavamo che sarebbero venuti forse 10-15 motociclisti pazzi, invece sono arrivati quasi 160 corridori Allo Yeti Race, che ormai è un appuntamento fisso, possono partecipare tutte le categorie di moto. Lo scorso anno abbiamo avuto quasi 3000 spettatori qui, nel mezzo dell'inverno.
Un grande successo, ma anche tanto coraggio!
Sì, assolutamente. Devo dire che tutti coloro arrivano per correre qui, a temperature sottozero, sono degli eroi. A quel punto la competizione non è più per vedere chi vince, ma piuttosto chi resiste due ore correndo in moto ad alte velocità nel mezzo dell'inverno.
Parliamo ancora del settore delle moto, dato che lei lo conosce dall'interno. Come ha vissuto la crisi questo business?
Il mercato è ripartito da zero nel 2000 ed è arrivato, in generale, a superare le 8000 unità annue in Ungherianel 2008. C'è ancora potenziale di crescita per questo ramo del settore motori, che è stato comunque colpito dalla crisi. Ne ho parlato con alcuni analisti che mi hanno assicurato fattive potenzialità per il futuro, per continuare la crescita dal punto in cui mercato era arrivato nel 2008. Ducati nel 2008 stava vendendo circa 1020 moto all'anno in tutta l'Ungheria. Adesso stiamo naturalmente vendendo meno, ma credo che nel lungo termine sarà possibile per noi vendere 1050 moto all'anno in Ungheria, in modo continuativo.

Nota: la Ducati Speed Week è organizzata dal Motoclub Aquile Desmo di Firenze, che organizza le iscrizioni all'evento.

Claudia Leporatti
Redazione Economia.hu

lunedì 21 giugno 2010

Intervista video a Valerio De Molli: Budapest, Cernobbio europea | ECONOMIA.HU - The online magazine of ITL Group - Notizie economiche da Budapest e Ungheria

Intervista video a Valerio De Molli: Budapest, Cernobbio europea | ECONOMIA.HU - The online magazine of ITL Group - Notizie economiche da Budapest e Ungheria

mercoledì 16 giugno 2010

Budapest: intervista ad Augusto Strianese, Presidente Assocamere Estero